Intervista ad Antonello Pira

Qualche mese fa ho deciso di intervistare Antonello Pira, che penso conosciate o almeno abbiate letto qualche suo intervento, perché mi affascinava conoscere meglio una persona che ha deciso di lasciare la sua Sardegna per andare a Torino. Mi affascinava perché so che il mercato del lavoro a Torino non è dei migliori e perché è poco Italiano spostarsi dal paesino di origine. Pertanto ho deciso di fare una chiacchierata con lui e di condividerla con voi lettori.


Ecco  il testo completo dell’intervista

Ciao Antonello,

  • Tu hai deciso di lasciare casa e “tutto il resto” in Sardegna per raggiungere la tua ragazza a Torino e per cercare “fortuna”. Non è da tutti, specialmente in Italia, lasciare il noto (anche se non si sta bene) per andare verso l’ignoto e magari mettersi nuovamente in gioco su tutti i fronti. Che cosa ti ha spinto a farlo?

I motivi di questa mia scelta sono molteplici, a cominciare da quelli sentimentali a quelli professionali. La mia situazione professionale a Dorgali nel mio paese, non mi soddisfava. Dopo essermi laureato, grazie alla mia prima esperienza presso un’azienda di energie rinnovabili, ho cominciato a studiare Marketing e Web Marketing e tutto ciò che era strettamente collegato alla vendita.

Nel nuorese, poche aziende spendono in marketing e web marketing, infatti il loro mercato finisce ai confini dei singoli paesi, non c’è nessuna ambizione ad allargare il volume dei propri affari. Ho visto veramente poche opportunità nella mia terra. Passavano i giorni e la mia insoddisfazione cresceva, così ho preso i miei pochi risparmi e ho fatto un biglietto di sola andata per Torino.

La mia scelta è stata dettata dall’enorme voglia che ho di mettermi in gioco e dal fatto che volevo cominciare a creare il mio profilo professionale con le prime vere esperienze. Torino, credo sia stata una buona scelta, visto che propone molte opportunità sui campi che preferisco, infatti proprio in questi giorni sto facendo i miei primi colloqui di lavoro.

  • Quali sono le maggiori difficolta per un giovane che cerca lavoro?

Chi inizia a cercare lavoro, generalmente ha una scarsa conoscenza del mercato e di ciò che veramente esso richiede. Non basta avere i titoli, non basta avere i votoni ormai, ma dobbiamo cercare di plasmare il nostro profilo professionale in base a cosa il mercato richiede.

Un’altra difficoltà enorme che ho trovato, è stata quella di non riuscire a scrivere un buon CV. Reputo impensabile che ancora oggi le nostre scuole, università non siano in grado di dare agli studenti gli strumenti per entrare agevolmente nel mercato del lavoro. Scrivere un buon CV credo non sia un’impresa semplice, perché molte volte tendiamo ad elogiarci e a dirci “quanto ce l’abbiamo lungo”, e non quanto veramente potremo essere funzionali per quell’impresa che sta cercando personale! Ciò che veramente conta nell’impresa sono i risultati, i numeri, il fatturato e anche i fallimenti! Dai fallimenti si impara molto di più rispetto a delle esperienze di successo!

  • Molte persone sostengono che il C.V. non serve più a nulla, mentre tu ci fai capire che la realtà è tutt’altro, ovvero che i C.V. servono (ed io concordo). Le aziende cercano personale competente e quindi i C.V. devono descrivere quelle competenze. Purtroppo quando una persona cerca il primo lavoro non ha acquisito quelle competenze, come risolvere allora questa mancanza?

Assolutamente sì, è impensabile presentarsi ad un’azienda senza un CV. Ho notato inoltre, che chi si occupa dell’assunzione delle risorse umane, controlla i profili professionali su Linkedin e sui social. Quindi è fondamentale curare tutti questi aspetti e fare personal branding. Per quanto riguarda il CV, oltre che descrivere le proprie competenze, è fondamentale sottolineare i risultati ottenuti. Il consiglio che mi sento di dare a chi è alla ricerca di un lavoro, è quello di cercare di fare rete (anche tramite Linkedin o su Facebook) con imprenditori o con persone d’esperienza e chiedere direttamente a loro cosa veramente cerca un’azienda in un candidato.

  • Antonello, parli di personal branding quindi della famosa impronta digitale. Cose interessanti ma chi ha la tua eta le trova normali e le dà per scontate invece chi ha qualche anno in più magari non trova cosi normali queste terminologie. Se dovessi dare un consiglio ad un 50 enne che cerca lavoro che cosa gli diresti al riguardo?

Beh, intanto per chi ha 40-50 anni in Italia, non è semplice trovare lavoro. Innanzitutto, credo che un errore che spesso in Italia viene commesso, è quello di svolgere un’unica mansione per 35 anni (fino alla pensione). Prima si poteva, ora no e il motivo è semplice. Il mercato, rispetto a qualche anno fa, si evolve molto velocemente e se tu non ti evolvi con lui, sei fuori! Quindi la caratteristica fondamentale che un lavoratore over 40 dovrebbe avere, è la flessibilità e la capacità di sapersi aggiornare per rimanere appetibile al mercato.

Quindi il consiglio che do a queste persone, è quello di studiare, studiare e ancora studiare e tenersi pronti a sfruttare le nuove opportunità che il mercato concede. Internet in questo potrebbe aiutarci, visto che è ricco di risorse che veramente, potrebbero farci fare il salto di qualità. Con Internet possiamo aggiornarci, possiamo migliorare la nostra appetibilità lavorativa e così via!

Per quanto riguarda il personal Branding, ci son 2 siti che potrebbero aiutarvi.

Il Blog di Riccardo Esposito – My Social Web;

Il Blog di Riccardo Scandellari.

Studiate queste risorse e lavorate su voi stessi.

  • Tu hai frequentato l’università di Cagliari in particolare Scienze Politiche. Secondo te esiste un corso universitario che prepari al meglio  questa scelta occupazionale?

Non credo. Anche i corsi di economia e marketing non preparano all’applicazione del marketing  sul web. Le università sono molto, anzi troppo, teoriche. Non ti permettono di fare esperienza all’interno di aziende, se non con tirocini dove raramente svolgi la mansione per la quale sei stato designato. Un esempio che invece ho trovato virtuoso da questo punto di vista è il Politecnico di Torino, non a caso  una delle eccellenze a livello europeo.

  • Aspirazioni, sogni nel cassetto, obiettivi?

Obiettivi… beh intanto iniziare subito a sporcarmi le mani con i ferri del mestiere.

Lavorare tanto, studiare, poi sviluppare, grazie all’esperienza, miei progetti personali e una web agency tutta mia.  Il sogno è quello di tornare in Sardegna e portare un pizzico d’innovazione in più proprio su questi argomenti che risultano ancora in parte sconosciuti. Ed è un peccato, perché una terra che vive di turismo e che ha delle potenzialità enormi su altri settori, non può rimanere indietro coi tempi e deve assolutamente colmare il gap di conoscenze rispetto agli altri.

  •  Se dovessi essere tu, il tuo selezionatore perché ti assumeresti?

Se dovessi essere il mio selezionatore, mi assumerei per la curiosità che nutro per le mansioni che svolgo. Un altro mio pregio è la puntualità e la precisione nel lavoro. Quindi aldilà delle capacità che ho, e delle caratteristiche che compongono il mio profilo, credo che queste doti siano comunque rilevanti e importanti.

  • Se dovessi essere tu, il tuo selezionatore perché non ti assumeresti?

Non mi assumerei per via della poca esperienza. Ma tutto questo temporeggiare da parte dei selezionatori e imprenditori, un po’ irrita noi giovani. Infatti l’esperienza è fondamentale per la stragrande maggioranza di imprese che assumono e cercano personale. Per me è sbagliato scegliere l’esperienza come criterio fondamentale per una assunzione, perché credo che in Italia siamo pieni di talenti in ogni campo; talenti a cui il mercato del lavoro chiude le porte per questa futile ragione. Forse con le start up tecnologiche qualcosa si sta muovendo, visto che tanti giovani stanno emergendo e facendo fortuna.

  • Ultima domanda: se potessi cosa cambieresti del mercato del lavoro in Italia?

Snellirei l’iter di assunzione che a volte è troppo lento, specie per le grandi aziende che delegano questo compito assai delicato ad agenzie interinali, che tante volte non sono all’altezza delle situazioni. Obbligherei ogni Università a creare delle relazioni con aziende private per facilitare l’ingresso al lavoro dei giovani.

 

 

L’epilogo di  questa intervista è che Antonello ha iniziato a lavorare, e la sua vita come quella di tutti coloro che finalmente trovano un lavoro, è cambiata per il meglio!  Alla fine ci vuole coraggio per lasciare il noto (la casa in Sardegna) per l’ignoto (Torino), ma alcune volte bisogna osare per raggiungere un risultato.

Il non fare porta a poco se non a piangersi addosso e arrovellarsi su ciò che si sarebbe potuto fare.

Pertanto bravo ad Antonello e a tutti coloro che avranno o hanno avuto  lo stesso coraggio, le stesse paure e gli stessi progetti di vita.

Cambiare per fare e per riuscire dovrebbe essere il motto di tutti noi.

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