Intervista a Mario Maggiani – Direttore Assocomplast

Mario Maggiani - Direttore ASSOCOMAPLAST

Abbiamo il piacere di intervistare Mario Maggiani, Direttore di Assocomplast (Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomme)

gli porremo una serie di domande inerenti al mercato Italiano ed Internazionale.

Mario Maggiani, è nato a Pavia nel 1967, città dove ancora oggi risiede. Dopo avere compiuto studi classici si laurea in Scienza Politiche con indirizzo Economico presso l’università di Pavia.
Nel 1993 inizia le sua lunga esperienza professionale prima come Funzionario del Consorzio Pavia Export e consulente presso l’Associazione Lombarda Consorzi Esportazione (A.L.C.E.) per poi ricoprire la carica di Direttore di Filiale della Società Francese LPR. Nel Gennaio 2004 approda in Assocomplast, dove aveva già lavorato come funzionario dal 1994 al gennaio del 2010, prima come Vice Direttore per poi diventarne il Direttore nel Giugno 2010.
Tra l’altro è membro del consiglio di amministrazione dell’ Istituto Italiano dei Plastici IIP srl e ricopre la carica di Amministratore Delegato Promaplast srl, società di gestione di Assocomplast.

S4S. Mario, prima di tutto grazie per averci dedicato un po’ di tempo, volevo iniziare col chiederti, a che punto è il tuo settore? Ovvero vedete la luce alla fine del tunnel oppure è sempre tutto nero. 

MM. Nonostante tutte le difficoltà,  ritengo che il settore rappresentato da ASSOCOMAPLAST stia soffrendo meno di altri questa congiuntura (ormai da lungo tempo) così negativo. Ciò è principalmente dovuto alla significativa quota export del comparto sul fatturato complessivo: a livello statistico quasi il 70% di quanto esce dagli stabilimenti italiani finisce all’estero. Ed il dato andrebbe in realtà rivisto al rialzo se si  considerano tutte quelle attrezzature, componenti, parti di macchinari complessi che vengono sì venduti in Italia ma di fatto vanno a completare impianti destinati poi all’export. Di fatto il mercato italiano rappresenta ormai una quota percentuale delle vendite assolutamente minoritaria e destinata ridursi sempre più. Spiace dirlo ma proprio questo fattore è quello che rende competitive le aziende del settore. In una battuta: “chi esporta oggi se la cava !” Alcuni numeri in sintesi: i costruttori italiani di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma hanno fatturato nel 2012 circa 4.000 milioni di euro (lo stesso valore del 2011), con vendite all’estero che hanno sfiorato 2.600 milioni (+6% sul 2011, anno in cui era stato registrato un+21% sul 2010). Quanto al saldo della bilancia commerciale, lo scorso anno ha mostrato un attivo di quasi 2.000 milioni di euro, in crescita del 6,8% sull’anno precedente. Questo è un settore che continua a produrre ricchezza per il nostro paese.

S4S.  L’Italia una volta era uno dei mercati più importanti nel settore delle materie plastiche, basta ricordarsi cha abbiamo un Nobel per la chimica, il Professor Natta nel 1963, ed aziende come Enichem, Montedison (in seguito Himont) e tante altre aziende Italiane operanti o che hanno operato con successo a livello internazionale nel settore chimico e delle materie plastiche e gomma. Al giorno d’oggi sono solo più le PMI che salvano questo settore? 

MM.La domanda che porgi potrebbe aprire una discussione su cui ci si può scrivere un libro (ho giustappunto appena finito di leggerne uno su questo argomento). E’ un dato di fatto che l’Italia ha perso purtroppo a partire dagli anni ‘80 la grande chimica (si pensi alla Montedison !). Oggi continuano ad esistere delle interessanti nicchie di mercato in cui il nostro paese eccelle (basti pensare alla chimica verde, ai cosiddetti biopolimeri, ecc.) ma certo non possediamo più un marchio ch siede fra i big players. Quanto all’industria trasformatrice, questa fin dalla sua origine è risultata costituita in larga parte da PMI (sono oltre 5.000). Quelle che operano principalmente sul mercato nazionale stanno ovviamente soffrendo una profonda crisi mentre quelle che esportano “tengono”sicuramente meglio, fermo restando i ben noti problemi italiani (cuneo fiscale, elevato costo dell’energia, burocrazia, ecc.) che riguardano però tutte le imprese in generale.

S4S. Internazionalizzare, non è così semplice come può sembrare, costa, ci vogliono gli uomini corretti e bisogna sapere dove si vuole arrivare. Voi come ASSOCOMAPLAST avete sempre aiutato i vostri associati in questo percorso. Tu pensi che Internazionalizzare sia diventato l’unico modo per bilanciare la mancanza di un mercato interno? 

MM. Come ho già detto, oggi chi esporta ha sicuramente delle chances in più rispetto a chi opera solo sul mercato nazionale. Ci troviamo a competere in un mercato ormai globalizzato e chi anche decide di operare entro confini limitati, si trova comunque a competere con imprese straniere. Si pensi a quanto è accaduto nel tessile o nel calzaturiero con l’invasione di prodotti made in China. Certo il fattore dimensionale non aiuta le imprese italiane. Devo però dire che fra i nostri Associati ci sono aziende con 50 dipendenti che hanno aperto filiali (alcune anche produttive) in Brasile, Cina, India, ecc.. Questo dimostra che si può fare. ASSOCOMAPLAST da sempre si prodiga per aiutare gli Associati nell’approcciare i mercati stranieri, soprattutto quelli emergenti, più difficili e meno conosciuti. Fiere, seminari, studi di mercato, ecc. sono solo alcuni degli esempi delle iniziative che cerchiamo di portare avanti. Lasciami spendere due parole su un altro argomento che mi sta particolarmente a cuore, anche se è molto complesso: le aggregazioni. Da sempre l’Associazione spinge i propri aderenti a mettersi insieme ed a fare massa critica per affrontare mercati che, singolarmente, sarebbe molto più difficile affrontare. Sappiamo quanto gli italiani siano animati da spirito di indipendenza (“chi fa da sè fa per tre”) ma oggi, complice la crisi, mi sembra inizi ad esserci un differente approccio alla collaborazione. Speriamo!

S4S. L’ASSOCOMAPLAST offre molti servizi. I corsi nel suo centro di eccellenza del CEASP di Zingonia, oltre ad organizzare una delle più importanti fiere settoriali il PLAST di Milano e la rivista MACPLAS. Questi sono tutti modi diversi per creare valore aggiunto. Qual’è la difficolta maggiore al giorno d’oggi per un’associazione come la vostra al fine di creare valore aggiunto?

MM. Sarebbe facile darti una risposta “autoreferenziale”. In realtà voglio e devo essere critico dei confronti della struttura che dirigo. Ringrazio tutti i collaboratori che profondono grande impegno nel lavoro che svolgono quotidianamente ma… non è mai abbastanza. Il contesto in cui operiamo è cambiato e continua a cambiare ad una velocità impressionante e noi dobbiamo cercare di rimanere al passo con i tempi. Anzi, quello che i nostri Associati giustamente ci chiedono è di essere un passo avanti. Brasile India, Cina non possono continuare ad essere considerati mercati in via di www. Oggi bisogna guardare all’Angola, piuttosto che al Kazakhistan o al Myanmar: questi sono i veri paesi di frontiera. Certo non è facile, anche a fronte di risorse economiche che tendono a diminuire, ma è comunque parte del nostro lavoro.

S4S. Voi non vi occupate nello specifico di vendite, ma siete sicuramente un supporto per il marketing e vendite dei vostri associati. Tu pensi che il vostro contributo viene utilizzato in maniera corretta oppure vedi che in Italia c’è ancora troppa disconnessione tra il mondo delle vendite e tutto il resto? 

MM. Da questo punto di vista devo dire che le aziende del settore, forse anche perchè abituate ad esportare ed a competere con costruttori stranieri, negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante. Certo, fra i circa 160 Soci aderenti ad ASSOCOMAPLAST ci sono ancora delle differenze notevoli  ma mi sento di dire che la maggior parte muove con una certa padronanza le principali leve del marketing. Certo sulla comunicazione si potrebbe fare di più ma ancora una volta i limiti dimensionali delle nostre aziende rappresentano un freno. Anche il mondo dei social network inizia ad essere utilizzato. Certo: siamo lontani dagli standard statunitensi ma a livello europeo mi sembra ci difendiamo discretamente.

S4S. Come ultima domanda volevo chiederti che si parla ormai molto di comunità europea e di sforzi congiunti. Voi vedete che accade lo stesso nel settore associativo oppure le differenze tra gli stati membri sono ancora più evidenti a livello associativo?  

MM. Mi sento di dire che il mondo associativo lavora oggi molto meglio dei governi: ASSOCOMAPLAST aderisce ad EUROMAP l’Associazione europea dei costruttori di macchine per materie plastiche e gomma. I contatti con l’Associazione tedesca, la VDMA, sono settimanali: vi è non solo un costante scambio di informazioni ma vengono portati aventi progetti nell’interesse comune: si pensi alle azioni di lobbying per una migliore sorveglianza del mercato UE (mi riferisco cioè all’ingresso nell’Unione di macchinari di fabbricanti extra UE che non rispettano le direttive sulla sicurezza, il famoso marchio CE) piuttosto che alla creazione di raccomandazioni condivise sul risparmio energetico dei macchinari. Pur tutelando ciascuno i propri interessi c’è una reale collaborazione che, purtroppo, non si vede a livello politico.

Mario, ti ringrazio per  avere risposto in maniera cosi esaustiva alle nostre domande. Buon lavoro a te ed a tutto lo staff di ASSOCOMAPLAST.

[Intervista di David Grosso]

Fonti citazioni e approfondimenti:

[Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomme]

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