“Vendere” non è una parolaccia

AlessandroGallo Alessandro Gallo

Alessandro Gallo è stato recentemente nominato Direttore Generale e Direttore Commerciale Springer Verlag Italia & Springer Healthcare Italia, casa editrice tecnico-scientifica con 170 anni di storia.  Ha una carriera professionale da uomo delle vendite, da salesman, ed è cresciuto in ambiente internazionale sfidando i classici pregiudizi sugli italiani.
Quello che segue è un suo articolo sul mestiere e la formazione del venditore.

 

“Quando ho cominciato a lavorare non avevo ben chiare quali fossero le varie funzioni aziendali. L’idea che mi attirava di meno era quella di fare il venditore. Qualsiasi lavoro poteva andar bene, tranne quello.
Un lavoro di basso profilo culturalmente – pensavo – e professionalmente piuttosto degradante.
Avevo difficoltà ad identificare dei profili di “venditori” che non fossero i cosiddetti “rappresentanti” della Folletto Vorwerk ai quali avevo aperto la porta di casa, o gli assicuratori o – ancora peggio – i venditori porta a porta di enciclopedie (“Guardi quello spazio vuoto nello scaffale, l’enciclopedia starebbe benissimo li’!” – “Pensi al futuro di sua figlia, quando sarà grande, come farà?”.  Non bisognava essere laureati ed aver fatto un Master per fare questi lavori, che socialmente non erano peraltro molto apprezzati (ma il commerciale era davvero solo questo?).

Un po’ per caso ero finito a Parigi a lavorare in gruppo bancario come “product manager” nella divisione “online trading” dell’international e-business team. Un lavoro sulla carta molto interessante ma che in realtà non faceva per me, come d’altronde l’intero ambiente legato alla banca e alla finanza, troppo rigido e ingessato per i miei gusti.

Ad un certo punto, dopo l’esplosione della bolla della new economy e di internet nel marzo del 2000 e dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, cominciai a guardarmi intorno. Il mio lavoro era diventato ancora più noioso, i profitti erano in calo, alcuni dei capi erano saltati e io non avevo più certezze.

Trovai un annuncio online su un sito di un grosso gruppo partner del mio datore di lavoro e inviai il CV online. Non avevo trovato altro in giro: “Sales Development Executive”. Mi avevano già prospettato un lavoro nel commerciale nella banca dove lavoravo… Io però non avevo preso la proposta con entusiasmo, peraltro l’obiezione principale non era stata sulla mia ignoranza totale dei prodotti da vendere bensì sul mio accento. “Sai, parli bene francese, ma con il tuo accento, forse i clienti con gradirebbero molto”. La Francia si sa, è un Paese molto accogliente, basta essere francesi, meglio se parigini da generazioni.

Il grosso gruppo che commercializzava flussi di informazione finanziaria decise – da Londra – di assumere un italiano, alle vendite, nonostante la sua conoscenza limitata dei prodotti, il suo accento straniero e la sua sostanziale inesperienza nel commerciale. Il sottoscritto, non avendo trovato altro, accettò suo malgrado. Almeno era una società molto prestigiosa dove magari avrei potuto trovare altro, come giornalista…

Ricordo la prima settimana di training a Londra, in un agosto che mi sembrava dicembre… “Alessandro, you know how to sell, right?” – “Show me how you pitch our products” – “How do you prospect?”.
Sembrava così facile. Eppure era difficilissimo!

In Inghilterra (e negli USA) tutti sanno vendere e vendersi. È nella natura di questi popoli.
Sin dall’infanzia, nelle associazioni sportive o nei circoli culturali tutti “vendono” dei prodotti, dei servizi, vendono se stessi.
In Europa continentale e soprattutto in Italia, “vendere” è quasi il male assoluto.

Sarà forse la cultura cattolica che ha impregnato per secoli la penisola, oppure la sostanziale mentalità parassitaria di larghe fette delle popolazione abituata al datore di lavoro pubblico, oppure la mentalità della fabbrica (piccola o grande che sia) dove il “padrone” detta la linea e gli altri eseguono. Oppure… Io credo che le maggiori colpe siano da attribuire al nostro sistema universitario, e al modo in cui alcune discipline sono insegnate. Non esiste praticamente alcun corso degno di questo nome che insegni a vendere o che faccia capire alle migliaia di studenti che andranno a laurearsi nelle discipline più disparate che LA skill principale che dovranno imparare nella vita è vendere e vendersi.
Senza che questo sia deprecabile moralmente.

Se faccio il traduttore, devo vendere le mie competenze e cercare di farmi retribuire di più dai miei potenziali datori di lavoro, battendo la concorrenza. Se sono un editor che acquisisce contenuti e ricerca autori, devo vendere prima me stesso dimostrando che sono affidabile e degno di una collaborazione e poi la mia azienda.
Se sono un ingegnere, devo sapere come poter dimostrare che le mie competenze e la mia formazione può essere utile ad un’azienda, e fare in modo da essere valorizzato adeguatamente. Se sono un quadro o un dirigente che è stato licenziato a 50 anni, devo saper ri-vendere la mia professionalità ad altri potenziali datori di lavoro che non mi conoscono.

Spesso molti studenti di economia parlano di “marketing” e dicono di voler trovare un’occupazione in questo settore. Molto meno ostico del controllo di gestione o della contabilità.
Molto più creativo. Molto più “trendy”.
La gran parte di questi studenti resta delusa rispetto alle aspettative iniziali e deve “ripiegare” su altri lavori dopo anni buttati al vento ad aspettare Godot, quest’agognata occupazione nel marketing che non arriverà mai.

Mi fanno sorridere commenti che fino a qualche tempo fa ricevevo sul mio lavoro.
“Fammi capire, ma tu vendi dei prodotti? Ma quindi fai il rappresentante? Non sei dipendente giusto, fai l’agente? Ma non vendi oggetti fisici? E cosa vendi quindi?”

Molti profani non sanno che chi lavora nel commerciale è spesso dipendente.
Spesso le retribuzioni dei key account managers o di funzionari nel ramo vendite sono largamente superiori a qualsiasi altro settore dell’azienda, anche in funzione del variabile legato agli obiettivi.
Spesso chi ottiene risultati significativi nel commerciale riesce ad arrivare più’ rapidamente a posizioni di vertice in azienda.

La gran parte degli annunci di lavoro presenti oggi sul mercato sono posti legati al commerciale o che implicano un lavoro di vendita: Clinical Liason Director, Responsabile Sviluppo Rete, Business Development Manager: sono solo alcuni esempi… Però spesso si omette del tutto la parola “vendite” o “venditore” come fosse una parolaccia.

Tutte le aziende investono massicciamente in piani di formazione per le vendite e per i venditori, anche perché purtroppo la gran parte degli studenti universitari approda al mondo del lavoro con preconcetti molti negativi sulle attività di vendita.
È necessaria una sempre maggiore sensibilizzazione su larga scala da parte degli addetti ai lavori su queste tematiche, affinché alle vendite venga dato il giusto riconoscimento formale nella nostra società. Se ci fossero più venditori, ci sarebbero sicuramente molti meno disoccupati“.

 

2 Comments

  1. Il problema è che in Italia (ancora oggi) il lavoro del venditore è visto come:

    “il mestiere di ripiego di chi non ha un lavoro vero” o di chi “ha la parlantina” o che deve
    USARE LO SGUARDO IPNOTICO per convincere qualcuno truffandolo o quella peggio di tutte che “non si guadagna”.

    Vendere richiede studio approfondito, non significa 2 giorni di formazione poi 2 calci nel culo in mezzo alla strada,significa RISOLVERE PROBLEMI ad un mercato target in cambio di soldi STOP.

    Quindi non significa truffare o estrarre soldi con l’inganno altrui.

    In realtà in Italia i venditori fanno di tutto fuorchè VENDERE,fanno un’altra mansione (che si può fare) e c’è chi riesce.Il fatto di dover “andar in giro a fare il cantastorie” facendo il marketing e acquisizione clienti da solo NON E’ VENDERE,ma è fare

    “generazione di business” cioè gli strumenti di “marketing a risposta diretta” da parte delle aziende (i venditori) (telemarketing a freddo).

    Che follia…..

    Ma se devo cercarmi DA SOLO i clienti,non lo faccio (certo per una provvigione). Perchè in realtà è l’AZIENDA che deve fornirmi un MINIMO di lead generation NON il contrario.

    Poi sono “putroppo” strumenti obsoleti di marketing.Non che io sia contrario,ma non si può pensare di usare come UNICI strumenti di acquisizione clienti il porta a porta,rappresentante,agente di commercio o il telemarketing ecc…,SE proprio va fatto quantomeno su “persone in target”.

    Poi in qualità di venditore gli risolvo un determinato problema. STOP.

    Poi c’è da dire che la maggior parte delle persone HANNO la mentalità radicata del posto fisso e che un’alternativa PER LORO non esiste,qui da noi si farebbero “impiccare per i maroni” piuttosto che IMPARARE UN SISTEMA DI VENDITA o fare gli imprenditori.

    E’ come quegli imbecilli che mi dicono:

    “ah,ma se su internet si guadagnasse,non ti pare che tutti lo farebbero”?

    E io gli dico: “ti rispondo con un’altra domanda: Come mai non tutti fanno i calciatori in SERIE A datosi che guadagnano milioni di euro, e gli si attacca un sacco di figa?”

    Stessa cosa chi fa il venditore o l’imprenditore.

    Ma non è che è un MESTIERE PER POCHI o cose del genere, o che tutti non ci POSSANO riuscire.

    Il problema è che la maggior parte di voi (come in qualunque attività imprenditoriale) non sono disponibili a pagarne il prezzo.

    E il prezzo comporta : STUDIARE perchè comunque devi studiare (devi avere gli strumenti per lavorare) e al contempo RINUNCIARE a delle cose e subire le critiche.

    Perchè anche Vasco Rossi è idolotrato parecchio,ma è anche MOLTO criticato.
    Se non si è disponibili a “subire le critiche” che lascino perdere.

    Avere successo significa ENTRARE IN CONTATTO CON MIGLIAIA DI PERSONE,di cui molti tenderanno ad usare il nostro culo come piatello, denigrandoci offendendoci.Se uno è disposto a tutto questo,è OK per il successo! Altrimenti nada.

    In questo momento va molto di moda il “network marketing” che è la distribuzione di prodotti “attraverso il passaparola” e permette di far partire un’attività con 0 costi,permette di creare un business e di generare “entrate automatiche”.

    Una volta che io ho creato la mia rete di persone che “distribuiscono” i prodotti queste persone continuano a generare percentuali,però anche li a fare il NETWORKER è un mestiere dove devo:

    -IMPARARE A VENDERE
    -IMPARARE A COMUNICARE
    -IMPARARE IL PUBLIC SPEAKING
    -SAPER ORGANIZZARE UNA SQUADRA

    Queste son le competenze che vengono ricercte oggi.
    Se si apre il giornale,si vedrà nettamente che 9 offerte su 10 sono operatività di vendita.
    Negli anni 70,bisognava imparare a produrre,a fare la macchina,il saldatore ecc..
    Oggi invece bisogna imparare a vendere il prodotto in surplus.

    Però per farlo dovete seguire CHI OTTIENE RISULTATI,non da chi non ce li ha

  2. Ciao Pietro tutto quello che hai descritto purtroppo fa parte della realtà italiana.
    Dobbiamo renderci conto che oggi un venditore deve avere anche nozioni approfondite di marketing proprio perché mancano nelle aziende e comunque le cose non cambieranno a brevissimo quindi dobbiamo iniziare ad “attrezzarci” per far fronte a tali carenze di know-how.

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