Cambiamento: la paura del nuovo

La parola CAMBIAMENTO non è mai accolta di buon grado perché di per sé suscita la paura di dovere comunicare di avere sbagliato, e siccome a nessuno piace sbagliare né tantomeno ammetterlo meglio non cambiare. Purtroppo questo è il modo più scorretto per interpretare il termine cambiamento in azienda, quindi vorrei iniziare questo articolo con storia vera che puo risultare vecchia ma che ci serve come case history. La storia della MSO e di Martha Steward. Una storia di ripartenza e cambiamento di rotta.

Martha Stewart inizia il suo percorso imprenditoriale a metà degli anni ’70, quando nel 1976 lascia il suo lavoro di broker per avviare un servizio di catering. L’azienda da lei creata ha una rapida espansione fino a che nel 1982 la Stewart pubblica il suo primo libro intitolato “Intrattenere” (altri best seller saranno pubblicati negli anni a seguire). Nel 1987 firma un contratto di consulenza con K-mart, dove presterà il suo nome/brand a diversi prodotti di questa catena Statunitense. Nel 1990 la Time Inc. accetta di pubblicare due numeri di prova di quella che diventera’ in seguito la famosa rivista “Martha Steward Living”. Si pensi che questa idea fu scartata da altre case editrici tra le quali quelle controllate da Rupert Murdock. Nel 1992 il contratto di Martha Stewart con K-Mart volge al termine, e nella metà degli anni ’90 la sua rivista vende oltre un milione di copie ed il suo libro raggiunge la fantastica quota di quattro milioni di copie vendute.

L’impero editoriale e televisivo di Martha Stewart continua a crescere, basti pensare che nel 1995 i ricavi netti del gruppo si avvicinavano a 200 milioni di dollari. Nel 1997 Martha Stewart acquista il pacchetto di maggioranza delle azioni della Martha Stewart Living cambiando il nome della società in Martha Stewart Living Omnimedia. Nel 1999 Martha Stewart Living Omnimedia diventa un’azienda quotata in borsa.

Poi accadde quello che nessun imprenditore vorrebbe che succedesse alla propria azienda. Nel 2004 Martha Stewart viene riconosciuta colpevole di “insider trading”, ovvero quella pratica illegale di acquistare o vendere azioni di una societa quotata sfruttando informazioni private e non accessibili al pubblico, a causa della vendita nel 2001 delle azioni della ImClone prima del loro tracollo in borsa.

Dopo avere passato qualche mese in prigione le furono susseguentemente riconosciuti gli arresti domiciliare ed il suo impero basato sull’immagine della nota imprenditrice, inizia a vacillare, anche perché contro di lei inizia una feroce campagna denigratoria da parte dei media e da tutti coloro che, gelosi delle sue capacità, avevano trovato in questi fatti un facile appiglio per provocare un danno personale.

Con un brand ormai cosi inevitabilmente compromesso ed abbastanza soldi messi da parte la Stewart poteva ritirarsi in una pensione dorata. Invece no! Lei ha avuto la capacita e la voglia di ripartire, ricostruire l’impresa che aveva vacillato in un momento di così forte difficolta. Quello che è successo dalla sua scarcerazione ad oggi è la prova che per combattere eventi negativi come possano essere cambiamenti nei mercati di riferimento o come in questo caso una condanna penale bisogna sapersi adattare, cambiare, ricrearsi e magari utilizzare le proprie esperienze passate. Infatti negli anni a seguire Martha Steward rilanciò la sua collaborazione con Kmart, oltre a riapparire in televisione con il “The Martha Steward Show” e ad una stagione con The Apprentice: Martha Steward. Ha inoltre concesso il suo brand ad una linea di abitazioni costruite ispirandosi alla sua proprietà nel Maine, ad una linea di articoli di casalinghi per Macy’s ed in altre attività tra cui una linea di vini per Ernest and Julio Gallo. Ad oggi continua a partecipare a show televisivi.

Mi pare opportuno ricordare che non stiamo disquisendo sulla colpevolezza o meno di Martha né tantomeno sulla moralità dell’atto, ma di come anche nel peggiore dei casi si può e si deve cambiare rotta per iniziare nuovamente con la stessa forza.

In momenti di forte difficoltà, come è stata la crisi dei mercati dal 2008 ad oggi (o anche per altri mille motivi similari o non a quello della Stewart), bisogna reagire. Bisogna sedersi, valutare cosa si può fare, trovare le forze e gli uomini necessari per ripartire, comunicarlo “all’equipaggio” e salpare!

Piangere perché l’azienda non va bene a causa del mercato, oppure perché non si vende, serve a poco anzi a nulla. L’autocommiserazione serve solo a trovare una scusa per il non fare. Si perché il problema è il non fare. Il mercato Italiano non gira? Il mio prodotto non si vende? Bene bisogna trovare il coraggio di ripartire e trovare una nuova soluzione. Facile a dirsi? Be’, in 20 anni di imprenditoria ed internazionalizzazione non ho mai trovato nulla di facile e che filasse liscio come l’olio. Bisogna tenere in considerazione tutto, lavorare e cambiare rotta se è necessario. Anche se vuole dire ammettere di avere sbagliato.

Potreste obiettare che sia stato facile per la Stewart ripartire, specialmente quando si hanno così tanti soldi alle spalle. Verissimo. I soldi aiutano e molto, però non dimentichiamoci la peculiarità del caso: per Martha il problema fu che il brand era ormai compromesso, e per un’azienda che vive e vende solo grazie al nome, ripartire richiede molto coraggio e capacità, e queste qualità non si comprano col denaro.

Se vi trovate in un momento difficile, non accampate scuse per “non fare”: sarebbe una via di uscita troppo semplice. Bisogna avere il coraggio di ripartire. Bisogna credere nelle proprie capacità, nel proprio prodotto o nei propri collaboratori. Le scuse non servono, dare la colpa agli altri o agli eventi esterni é il miglior modo per non fare…e affondare. (Con la scusa che “non è stata colpa mia”).

E’ vero, il cambiamento in un azienda non è proprio facile da riconoscere e non si può usare la scopa magica dell’apprendista stregone di Fantasia (ndr Disney), ma richiede un qualcosa in più come capacità comunicativa, visione chiara degli obiettivi e leadership.

Saper comunicare, avere una “visione”, fissare un obiettivo ed essere un leader.
Sapere comunicare è alla base di un qualsiasi progetto aziendale, se non sai comunicare la tua idea come puoi pretendere che questa venga accettata e condivisa? Vi dico: “qualsiasi siano gli obiettivi che abbiamo, questi devono essere comunicati in maniera efficiente affinché chi ci ascolta li possa utilizzare”, facile e comprensibile vero?

E con questo allacciamoci alla questione delle visioni. Domanda alla quale vi chiedo di rispondere: se non si sa dove si vuole andare, come e con chi, come possiamo comunicarlo efficacemente? Siete concordi nel dire che non si possa? Bene avete appena risposto in maniera indiretta sul perché bisogna avere una chiara direzione aziendale. Purtroppo se non avete gli obiettivi chiari vi ritrovereste a dover lavorare con persone che remano in senso opposto, non perché non vi vogliano aiutare ma semplicemente perché non gli avete fatto capire dove volete andare.

Ecco perché un po’ di leadership non farebbe male. Leader non si diventa: è una qualità innata che si può sviluppare ma deve appartenerci, ecco perché alcuni imprenditori illuminati che sanno di non essere leader si mettono in disparte e pagano general manager con ovvie qualità di leadership per sopperire alla loro mancanza. Perché dico che ci vuole capacita di leadership? Molte volte nei processi di cambiamento si devono fare digerire nuove regole che se non si ha la capacità di condividerle nella maniera giusta non verranno mai accettate. Pensate alla GE prima di Welch, se lui non fosse stato in grado di fare digerire il netto cambiamento di rotta e la rottura con il passato, pensate che ci sarebbe riuscito?

Ovvio serve una persona forte, capace ma che sia anche un leader che sappia come coinvolgere i dipendenti nel modo giusto.

Perché “il cambiare” a livello imprenditoriale fa cosi paura mentre invece siamo abituati per esempio a cambiarci, cambiare macchina, cambiare ristorante, cambiare città ed il tutto senza troppi problemi? Sembra che cambiare sia facile solo quando ci fa comodo mentre diventa una montagna insormontabile quando dobbiamo farlo per ragioni che non capiamo o non vogliamo capire.
Forse proprio questo è il punto, bisogna accettare il cambiamento e, cosa più importante, bisogna capire perché ci è richiesto di cambiare.

Gli uomini per natura sono esseri abitudinari e tutto ciò che rompe la routine, anche se questa è deleteria, diventa un trauma e una forza alla quale ci si oppone in ogni modo senza neanche provare. Va da sé che non stiamo parlando di cambiare la macchina bensì di un esercizio più complesso: studiare strategicamente il mercato e agire di conseguenza, modificare il proprio modo di fare business per soddisfare in maniera nuova i bisogni del mercato che, come abbiamo detto e ci piace ripetere, CAMBIANO.

Disgraziatamente coloro che preferiscono vivere un’esistenza felice (forse) mantenendo lo status quo e negando il cambiamento connaturato dei mercati e tutto ciò che ci ruota intorno (clienti, tecnologia, fattori economici etc etc … tutti fattori che ci “impongono” di cambiare) rischiano seriamente di compromettere il loro business o la loro azienda: il canto del cigno prima di morire

Cambiamento

 

“Se non cambi direzione, puoi ritrovarti dove ti stai dirigendo” (ndr. Lao Tzu)
In un momento non facile, dove fare azienda, essere imprenditori, dipendenti con idee motivanti ed innovative non sembra essere facile, bisogna reagire e ripartire. Di opportunità ce ne sono molte bisogna: saperle coglierle o crearle, e governare il cambiamento è uno dei modi per rimettersi in pista.

Scritto da David Grosso

Citazioni e fonti:

Martha Stewart. Retrieved September 2, 2014 from Academy of Achievement web page http://www.achievement.org/autodoc/page/ste0bio-1

Martha Stewart Living Omnimedia Inc.. Company Profile. Retrieved September 2, 2014 from Reference for Business web page http://www.referenceforbusiness.com/history2/43/Martha-Stewart-Living-Omnimedia-Inc.html

Leigh Richards. “Why Is Change Important in an Organization?”. Chron. Retrieved from http://smallbusiness.chron.com/change-important-organization-728.html

Stacy Karacostas. “Why Change is Necessary for Small Businesses to Grow”. Business Know How. Retrieved from http://www.businessknowhow.com/manage/change.htm

Lao Tzu Citazione (Filosofo Cinese Taoista, fondatore del Taosismo, scrisse “Tao Te Ching” (anche conosciuto come “Il libro della via e della virtu’”). 600 BC-531 BC)

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